Il binomio bambini e tecnologia è uno dei temi più caldi e attuali della pedagogia.
I bambini di oggi sono infatti immersi nel mondo digitale: fin da piccoli, vedono i loro genitori utilizzare smartphone e computer, e un po’ per imitazione, un po’ perché attratti da questi oggetti misteriosi, i bambini finiscono per prendere in mano la tecnologia già dai primi mesi di vita. Bisogna quindi chiedersi: che impatto ha tutto questo sulla loro formazione e crescita? Ha conseguenze positive, negative, oppure la verità sta nel mezzo?
Innanzitutto, dobbiamo chiarire che, oggi, è impossibile ignorare del tutto la tecnologia: viviamo in un mondo così veloce e iperconnesso che sarebbe impensabile crescere un bambino lontano da qualsiasi dispositivo elettronico. Come sempre, però, bisogna trovare la giusta via: imporre delle regole e dei limiti, controllare e vigilare l’attività dei nostri figli ed educare a inquadrare la tecnologia come un potente mezzo di aiuto, senza però cadere nella trappola della sovraesposizione.
Bambini e tecnologia: i pro
Come abbiamo già anticipato, quella tra bambini e tecnologia non è per forza un’equazione da demonizzare del tutto.
Allontanare i nostri figli dal mondo informatico non consentirebbe loro di integrarsi con la nostra società in cui, purtroppo e per fortuna, la tecnologia riveste un ruolo fondamentale: per la formazione, per la comunicazione, per il lavoro.
Concentriamoci quindi sui lati positivi dell’avvicinare i bambini alla tecnologia.
Imparare a usare i dispositivi elettronici permetterebbe ai bambini di sviluppare capacità cognitive in modo diverso rispetto al passato. Secondo alcuni studiosi, proprio grazie alla tecnologia, i bambini di oggi sarebbero più multitasking, e quindi più veloci a gestire contemporaneamente più attività.
Non è l’unico aspetto positivo.
La tecnologia può essere infatti persino di supporto per l’apprendimento. Esistono molti dispositivi e app appositamente sviluppati a scopo educativo: il fatto di presentare al bambino compiti e attività complesse sotto forma di gioco interattivo li rende più predisposti all’apprendimento.
Pensiamo anche a quanto la tecnologia aiuta i bambini con bisogni speciali. I bambini che hanno problemi cognitivi, disturbi dell’apprendimento, difficoltà comunicative, disabilità, proprio grazie a tablet e app riescono a superare i limiti imposti dalle loro condizioni e studiare, comunicare e interagire meglio, a casa come a scuola.
Tecnologia e bambini: i rischi
La tecnologia non è quindi un male assoluto per i bambini. Il problema subentra quando i più piccoli sviluppano un rapporto morboso o poco salutare con i dispositivi elettronici.
Quanti genitori, stanchi e provati dallo stress giornaliero, decidono di godersi un po’ di pace dando in mano ai loro figli lo smartphone o il tablet per distrarli un po’? Si tratta di una situazione molto comune.
Di per sé, questa azione non sarebbe dannosa: peccato che il bambino abbia bisogno di relazioni umane e di uno svago concreto, più che di uno schermo luminoso su cui interagire.
Una sovraesposizione agli strumenti tecnologici di tutti i giorni come lo smartphone e il tablet rischia infatti di creare un isolamento psicologico. Soprattutto durante la pandemia, i bambini hanno trascorso molto più tempo sui dispositivi elettronici che con i loro compagni di giochi. Questo ha causato più di un problema, perché molti bambini hanno iniziato a vivere delle difficoltà relazionali e comportamentali con i loro amici.
In più, la continua sovraesposizione agli stimoli del touch screen (video colorati, suoni, collegamenti ipertestuali veloci, video in loop) può creare una vera abbuffata di contenuti in cui il bambino rischia di essere risucchiato e, nei casi più gravi, sviluppare persino una dipendenza.
I bambini (ma anche gli adulti) hanno invece bisogno di digerire le informazioni un po’ alla volta, di fare delle pause e perché no, anche di annoiarsi se necessario, perché è proprio la noia uno degli stimoli più importanti per sviluppare il pensiero creativo e la fantasia.
Ma non è solo questo aspetto a preoccupare.
In passato, i bambini giocavano molto con gli oggetti: si “sporcavano le mani”, e così sperimentavano l’ambiente reale circostante, mettendo in campo tutta la loro curiosità e fantasia, con la mente e con il corpo.
Oggi, purtroppo, i bambini sacrificano queste attività a favore del “touch screen”. Che sia su tablet o su smartphone, si tratta sempre di un’interazione molto passiva e limitata, in cui il bambino non interagisce con l’ambiente attorno, ma solo con uno schermo, compiendo per di più poche e limitatissime attività manuali.
A farne le spese è soprattutto la psicomotricità funzionale, ma anche tante altre abilità sono prese in causa.
Un gesto comune come scrivere a mano, che viene insegnato dai bambini fin dalle elementari, aiuta da sempre a stimolare il pensiero astratto, il collegamento tra la parola scritta e il suo suono, la memoria. Digitando numeri e lettere solo su uno schermo, tutto questo rischia di perdersi, perché viene a mancare l’impegno, la concentrazione di collegare un’immagine a una parola, una parola al suono e il suono al movimento della scrittura: è quindi il gesto fisico di mettere per iscritto i propri pensieri con le proprie mani a fare la differenza.
Quindi non c’è dubbio: la tecnologia può essere un’opportunità per aiutare i bambini a crescere e maturare, ma allo stesso tempo è bene conoscerne i rischi, soprattutto per evitare che il loro mondo diventi un universo limitato: un mondo a due sole dimensioni.