C’è una fase, nella vita dei bambini, contraddistinta da un aumento dei “no” e dei capricci. Questa fase coincide con i terribili due anni, una delle fasi di crescita certamente più stimolanti per il bambino, ma anche più provanti per i genitori.

Tra i 18 mesi e i 3 anni, infatti, i bambini iniziano a sperimentare la scoperta della propria identità, che li porta a essere più scontrosi e a opporsi ai genitori, rispondendo a ogni loro richiesta in modo oppositivo.

Dietro a questo atteggiamento, a volte intollerabile per il genitore, si nasconde in realtà una fase naturale del processo di crescita del bambino, che lo porta gradualmente a essere più autonomo e indipendente dalle figure genitoriali.

La fase del no, una tappa naturale nella crescita del bambino

È incredibile come una parola comune composta da due semplici lettere, “NO”, possa rivoluzionare il rapporto tra i genitori e il proprio bambino.

Sembra infatti che, non appena scopre il potere del no, il bambino inizi a esercitarlo di continuo, insistentemente, a volte a sproposito, persino di fronte a quelle attività semplici e banali che fino a qualche giorno prima non costituivano un problema. Così mangiare, vestirsi, andare a letto diventano imprese titaniche costellate da una montagna di “no, no, no e ancora no”.

Questo comportamento scontroso maschera qualcosa di molto più profondo di un semplice capriccio. Opponendosi con i suoi no, il bambino inizia infatti a prendere le distanze dai genitori, a esprimere la sua volontà sopra quella degli adulti e, quindi, a scoprire nuovi limiti, declamando al mondo la sua capacità di autoaffermazione.

Questa fase, molto spesso snervante per il genitore, è in realtà una delle tante piccole conquiste che il bambino realizza nel corso della sua formazione, e pertanto non va ostacolata o punita, ma compresa e accolta. Ovviamente sfoderano le sacre armi della pazienza.

In questo momento fondamentale del suo sviluppo, il bambino scopre per la prima volta di essere un individuo a sé stante, diverso e separato dalla mamma e dal papà. Questo può essere stimolante, ma può portare anche al disorientamento nel bambino, che può facilmente cedere alla rabbia.

Per il bambino si tratta pur sempre di una prima volta, e questa fase per lui è un momento faticoso tanto quanto per il genitore. Dopotutto, imparare a conoscersi è un’avventura in salita, costellata di momenti di sconforto e rabbia che il bambino riversa più facilmente nei confronti dell’adulto a lui più vicino.

Ecco perché è importante che il genitore comprenda lo stato d’animo del suo bambino e l’importanza della “fase del no”.

Come convivere con i no dei bambini

Il genitore alle prese con i no dei bambini vive una vera sfida: da un lato è consapevole che suo figlio sta sperimentando e crescendo, dall’altro si trova ad affrontare capricci e sceneggiate che complicano le attività più semplici del quotidiano.

Come comportarsi per non soffocare l’autodeterminazione del bambino e, allo stesso tempo, riuscire a sopravvivere ai no incessanti?

Non esiste un decalogo di azioni da seguire, e il genitore dovrebbe provare ad andare per tentativi, cercando di mettere sempre la comprensione e l’empatia al primo posto. Noi abbiamo provato a raccogliere alcuni consigli, utili per fronteggiare questa fase delicata nel rispetto della crescita del bambino.

Scopri il potere dell’alternativa: per rispondere ai no dei bambini, potresti indirizzare la sua voglia di scelta e autodeterminazione offrendo più opzioni tra cui scegliere (“Vuoi mangiare questo o quello?”, “Questo paio di calzini o quest’altro?”). Il bambino si sentirà libero di esprimersi, collaborando di più con il genitore.

Non arrabbiarti e non punire il bambino: i rimproveri e le alzate di voci non funzionano con i no dei bambini, anzi, potrebbero peggiorare la situazione portando il bambino a scaldarsi ulteriormente. Meglio mantenere la calma e provare a spiegare al bambino le conseguenze dei suo no (“Se adesso non mangi, dopo ti verrà mal di pancia”).

Lasciagli dire no, ma non “dargliela di vinta”: il bambino deve comunque imparare a conoscere i suoi limiti e cedere ai suoi capricci potrebbe essere controproducente.

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