Questo articolo e’dedicato a quelle donne che non hanno avuto un’esperienza positiva del parto: riconoscerlo, e sentire di aver bisogno di aiuto per elaborare l’evento e’ gia’ un atto di grande consapevolezza e coraggio.
Per tutte le donne che si riconoscono nelle parole scritte dalla nostra Psicoterapeuta Sara Pellegrini, sappiate che ci siamo per accogliere la vostra richiesta di aiuto.❤️


Il parto è e rimane uno degli eventi più stressanti nella vita di una donna. Pur essendo un “atto” fisiologico, il parto rappresenta un momento nel quale la vita e la morte si sfiorano e a volte si toccano. E’ un momento nel quale il dolore intenso porta spesso la partoriente a vivere sensazioni estreme di perdita di controllo e di paura per la sua vita e per quella del suo bambino. L’intensità di tali sensazioni è fortissima sia per la donna che per chi assiste al parto, partner compreso. E’ proprio l’intensità di questo momento e le conseguenze sul piano psicologico che il parto ha per la donna a far sì che, a ragion veduta, il parto possa essere annoverato tra gli “stressor” capaci di determinare un disturbo post traumatico da stress. Per intenderci, questo disturbo è la risposta patologica degli individui ad un evento fortemente travolgente che ha rappresentato una minaccia all’integrità fisica del soggetto o di qualcuno a lui caro e che ha determinato una reazione di paura intensa, sentimenti di impotenza e di orrore. Gli eventi in grado di determinare reazioni di questo tipo sono tipicamente gli incidenti stradali, le catastrofi naturali, gli abusi e le violenze. Apparentemente inserire il parto, che di per se è un evento positivo ed è quasi sempre l’esito di una scelta precisa e libera, tra gli eventi capaci di determinare una reazione psicopatologica sembra controintuitivo. In realtà uno studio australiano condotto nel 2000 (Creedy) indica che su 499 partorienti esaminate, almeno il 33% indicava il parto come un’esperienza traumatica e almeno il 5,6% a 6/7 settimane dal parto manifestava sintomi di stress post traumatico.
Lo stress post traumatico può manifestarsi con flashback, ricordi intrusivi, incubi e condotte di evitamento. Molto spesso, donne traumatizzate dal parto, rifiutano nuove gravidanze o ricorrono al cesareo programmato solo per allontanare lo spettro dell’evento che le ha fatte tanto soffrire. Altre, invece, dopo un parto traumatico, per paura di una nuova gravidanza, rifiutano più o meno consapevolmente di recuperare la dimensione sessuale del proprio rapporto di coppia. E’ evidente che una mamma traumatizzata dalla nascita del suo bambino è una mamma costantemente in ansia rispetto ai pericoli reali ed eventuali, è una mamma ipervigile, è una mamma che farà fatica a dedicarsi in maniera serena ad accudire suo figlio.
Come si può intervenire in questi casi?
Un aspetto da considerare primariamente è quello legato alla prevenzione, da attuare in primis, partendo dalla gravidanza,offrendo un’assistenza basata sull’ ascolto della donna e sul rafforzamento delle sue competenze, in modo da favorire fiducia nel corpo e nella nascita. Nel dopo parto, ginecologici , ostetriche, puericultrici, medici di famiglia dovrebbero prestare estrema attenzione alle condizioni di salute psicologica oltre che fisica delle puerpere così da suggerire un intervento precoce e mirato alla soluzione del problema.
Inoltre, nel luglio del 2012 l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha indicato nelle sue linee guida per il trattamento del Disturbo Post Traumatico da Stress che l’EMDR (Eye Movement Desensitization Reprocessing) ne rappresenta la terapia d’elezione. L’EMDR è una tecnica psicoterapeutica volta a desensibilizzare i ricordi traumatici del paziente così da integrarli nella rete neurale di conoscenze e informazioni. L’EMDR abbinato alla psicoterapia risulta essere senz’altro lo strumento più valido e maggiormente consigliato laddove sussista una diagnosi conclamata.

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