Se mentre
ti stringe forte forte
ti senti al sicuro,
non è solo un abbraccio
è libertà.

Gio Evan

Portare i piccoli: che cosa significa

Portare è un modo, una via, una possibilità per accompagnare la crescita del bambino verso la sua autonomia.

L’intenzione del portare è proprio quella di essere un “trampolino di lancio” per il bambino in crescita, non un tenerlo egoisticamente “legato a sé”.

Le tre tappe del “percorso portato”

Il percorso portato che propongo alle mamme e alle coppie si articola in tre tappe:

Da 0 a tre mesi (circa), la posizione è quella “davanti”, chiamata “l’incontro”, nella quale si favorisce il profondo e innato bisogno di contatto del neonato, che può così incamerare fiducia e sicurezza, attraverso il contatto intimo con il genitore;

Dai 3 mesi (circa – fino alla fine del percorso portato), la posizione è quella sul fianco, chiamata “il dialogo” per mantenere ancora un forte contatto con il genitore, ma non più esclusivo, facilitando in questo modo l’interesse del bambino verso il mondo esterno e gli stimoli che il genitore di volta in volta propone;

Dai 6 mesi (circa e fino alla fine del percorso portato), la posizione è quella dietro, chiamata “tu mi segui”: il bambino, dalla groppa del genitore, segue, partecipa, condivide e incontra il mondo… si prepara per “spiccare il volo”, cioè per partire poi sulle proprie gambe.

Quanto dura il percorso portato

Scegliendo la fascia lunga tessuta, si può portare con un unico supporto per tutto il percorso portato da 0 a 3 anni: nel primo anno di vita si porterà in maniera più “intensiva”; poi da 1 anno a 3 anni si porterà in base ai bisogni del bambino dei genitori, promuovendo sempre l’autonomia del bambino e la sua voglia di crescere e scoprire il mondo. Se la posizione davanti si utilizza per un tempo limitato di circa 3 mesi dalla nascita, la posizione sul fianco e dietro si possono alternare ed essere usate a lungo.

 

Articolo a cura di Francesca Gotti – Ostetrica e Istruttrice Portare i Piccoli

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