Come si diventa genitori? Quali sono le sfide che uomini e donne devono affrontare per sperimentare una genitorialità più responsabile e consapevole? Quali i dubbi e quali le risposte?

Lo abbiamo chiesto alla Dottoressa Francesca Guglielmi, Psicoterapeuta presso Le NoveLune.

Non sappiamo come si diventa genitori

Forse abbiamo una vaga sensazione di come ci si debba sentire nel ruolo, idea che viene strutturata sulla base delle precoci e successive esperienze che abbiamo avuto prima di tutto come figli.

Quando diventiamo genitori, e lo diventiamo molto prima di aver letteralmente dato alla luce nostro figlio, ci troviamo di fronte a grandi scelte.

Per esempio, dobbiamo decidere come nutrire nostro figlio, a quale distanza o vicinanza posizionarlo quando abbandoniamo il controllo e ci dedichiamo al sonno; ancora, dobbiamo scegliere se esporlo più o meno e a quali e a quanti tipi di stimolazioni, come parlargli, come accudirlo, vestirlo e amarlo.

Ci chiediamo dove letteralmente vada a finire quella parte della nostra identità, essendo donne e uomini prima ancora che madri e padri, cosa sia ‘’giusto e legittimo’’ fare in questa nuova veste genitoriale.

Il contatto con l’altro alla base del rapporto genitori-figli

Ogni essere umano, fin dal primo istante, è spinto alla ricerca di carezze.

Mavis Klein, celebre analista transazionale, indica con questo termine ogni atto che implica il riconoscimento della presenza di un altro essere umano. I neonati hanno bisogno di contatto corporeo, di vicinanza, oltre che di nutrimento.

Crescendo, ogni essere umano continua a ricercare quella prossimità che nel tempo può trasformarsi da fisica a simbolica, espressa attraverso un gesto, una parola, una qualsiasi forma di gratificazione. Ebbene: bisogna tenere a mente tutto questo, soprattutto quando si diventa genitori.

Prima di diventare adulti, anche i genitori sono stati bambini. A tal proposito possiamo chiederci: ‘’A quale tipo di carezze siamo stati esposti maggiormente quando eravamo piccoli?’’ O più semplicemente: ‘’Quale aspetto di noi veniva particolarmente apprezzato?’’

Possiamo chiederci se in famiglia venivamo lodati per essere diligenti, energici, creativi, atletici o precisi e se ancora adesso, nel presente, proviamo piacere quando qualcuno nota in noi queste caratteristiche.

E oggi che siamo diventati genitori, quali aspettative proviamo nei confronti del nostro bambino? Cosa mettiamo in campo nel rapporto con lui?

La genitorialità da questo punto di vista è una grande opportunità.

Come diventare genitori consapevoli e responsabili

Diventando genitori si contattano nuove e antiche parti di sé, bisogni emergenti e nascosti. Essere genitori consapevoli significa non agire sulla base dei copioni del passato, scegliere ogni giorno sulla base di ciò che consideriamo buono per noi.

Per la psicoterapia della Gestalt, il bambino cresce al confine di contatto con l’altro facendo esperienza della sintonizzazione reciproca e della risonanza fra sé e l’adulto (Spagnuolo-Lobb, 2015). Egli quindi sviluppa una modalità di essere-con-l’altro che è frutto delle primarie interazioni con le figure significative.

Poter riconoscere questo permette ai neo-genitori di sviluppare una certa sensibilità rispetto ai loro vissuti mentre entrano in contatto con il bambino, oltre che una profonda attenzione alle loro modalità di interazione in questa nuova relazione.

Questa prospettiva offre la possibilità di comprendere come un’eventuale situazione di disagio nel bambino non sia esclusivamente frutto del temperamento di quest’ultimo; in realtà, è determinante come un genitore risponde ad un determinato stato d’animo del bambino, il cui primario scopo è sempre quello di stabilire una forma di contatto con la figura genitoriale.

L’interazione fra genitore e bambino è caratterizzata da un adattamento creativo reciproco a seconda delle circostanze in cui essa avviene.

Essi co-creano il loro modo di interagire generando un’esperienza condivisa, che entrerà a far parte dell’ambito di competenze esistenziali di entrambi. La genitorialità consapevole si

esprime quindi prima di tutto attraverso lo sviluppo della capacità di ascolto delle proprie

emozioni e delle proprie sensazioni e attraverso la scoperta che sono queste a guidare il

comportamento.

È fondamentale per l’adulto sviluppare una capacità di mediazione fra i propri bisogni e quelli del bambino.

Il terapeuta accompagna e facilità il processo, sostenendo il genitore nel maturare nuove consapevolezze e sviluppare nuove modalità di interazione con il piccolo.

Articolo a cura della Dottoressa Francesca Guglielmi Psicoterapeuta presso Le NoveLune.

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