Lo sviluppo del linguaggio prosegue per tappe durante tutta la fase di crescita di un bambino, con modalità e tempi diversi da soggetto a soggetto. Proprio per il fatto che non esiste un percorso “scritto” e valido per tutti, diventa difficile a volte riconoscere quando i più piccoli presentano delle difficoltà nello sviluppo di questa facoltà umana e, di conseguenza, quando è necessario l’intervento di un logopedista per i bambini.

La logopedia per bambini è fondamentale per risolvere eventuali ostacoli e/o disturbi nello sviluppo del linguaggio prima che il problema diventi più importante.

La figura del logopedista: chi è e cosa fa

Il logopedista è il professionista sanitario che permette di valutare, e poi risolvere, riabilitare e/o prevenire, i disturbi della comunicazione e del linguaggio.

Il logopedista non si occupa solo dei bambini che iniziano a parlare tardi o che hanno problemi a comunicare: come specialista, lavora ad ogni aspetto della comunicazione in età evolutiva, adulta e geriatrica, aiutando a trattare persino problemi come disfonie o disturbi della voce, disfagie o disturbi della deglutizione.

Nel caso della logopedia per bambini alle prese con le prime fasi del linguaggio, il logopedista si occupa principalmente di sottoporre i bambini (e i genitori) a test specifici, come ad esempio esercizi per analizzare capacità di comprensione e di produzione orale, o ancora valutare il comportamento comunicativo con il genitore, così da individuare se il bambino presenta delle difficoltà che influiscono sul modo di comunicare, esprimersi e parlare.

Riconoscere disturbi, difficoltà, ritardi e l’origine di queste problematiche consente poi di intervenire in modo mirato, attuando insieme a genitore e bambino un trattamento riabilitativo logopedico personalizzato, a cui si daranno dagli obiettivi specifici da raggiungere.

Logopedia, quando serve al bambino

Chiarito il ruolo del logopedista, resta un aspetto da chiarire: quando serve la logopedia al bambino?

Come abbiamo detto, lo sviluppo del linguaggio non segue delle tappe comuni a tutti i bambini, perché ognuno di noi ha i suoi tempi e le sue modalità di apprendimento e sviluppo.

Tuttavia, è possibile ravvisare uno schema dello sviluppo del linguaggio nella prima età evolutiva, che può essere utile al genitore per iniziare a notare se nel bambino questi parametri sono rispettati o meno.

Per prima cosa, dobbiamo ricordare che il linguaggio non è fatto solo di parole, ma anche di gesti: si può quindi dire che il bambino inizia a sviluppare il linguaggio fin da quando è in culla, attraverso i suoi gesti. Anche l’ascolto è fondamentale, poiché è proprio attraverso l’udito che il bambino inizia a interiorizzare suoni, parole e intonazione, pur non potendoli ancora esprimere, se non con i primi tentativi di vocalizzi della “lallazione”.

Questa fase ha inizio all’incirca verso i 6 mesi: a questo punto, il bambino prova a comunicare emettendo suoni sotto forma di sillabe.

Attorno ai 9 mesi, il bambino comincia a creare il suo primo vocabolario: comprendendo le prime parole, inizia ad esprimersi con termini semplici come saluti, negazioni e affermazioni (“ciao”, “sì”, “no”) fino a quando, tra i 12 e i 18 mesi, il bambino comincia a comprendere le richieste dei genitori e persino a farle lui stesso, seppur con un vocabolario limitato (la media è di 20 parole), continuando ad esprimersi principalmente attraverso la gestualità.

Soltanto verso i 2 anni i bambini riescono a produrre piccole frasi, arrivando poi ai 3 anni con lo sviluppo vero e proprio delle facoltà di linguaggio, con un apprendimento continuo e serrato, che incamera nuove parole ogni giorno.

Se notiamo dei comportamenti che differiscono da questo modello “di base” (se ad esempio, a 1 anno, il bambino non ha mai pronunciato una parola, se dopo i 18 mesi il suo vocabolario non aumenta oltre le 20 parole o se il bambino dimostra di non comprendere gli ordini dei genitori), bisogna iniziare a prestare attenzione alla cosa e, nel caso, contattare il pediatra per essere indirizzati verso un logopedista.

Altri segnali di allerta possono essere rappresentati dall’errata pronuncia di parole o frasi, soprattutto se il bambino tende a invertire le lettere nelle parole, ma anche da disturbi di natura meccanica, come ad esempio problemi di deglutizione.

In ogni caso, solo la consulenza con un logopedista può mettere in luce quale sia la causa di questi problemi alla base delle difficoltà del linguaggio del bambino. Motivo per cui, in caso di qualsiasi dubbio, è sempre bene rivolgersi a chi ha l’esperienza per valutare se è necessario il supporto di un trattamento riabilitativo logopedico.

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